Oltre il Silenzio

L’arte parla quando le parole non bastano.

C’è un silenzio che non è vuoto, è pieno di storie non dette, ferite lasciate aperte. Con la collettiva “Oltre il Silenzio 2025”, organizzata a favore del centro antiviolenza GOAP di Trieste, l’arte si fa voce. Si fa ponte. E invita noi tutti a non girare lo sguardo.

La mostra raccoglie gli sguardi, le emozioni, le tracce di chi ha subito e di chi farà sentire la propria presenza. Artisti, creativi, pittori, ognuno mette in campo il proprio linguaggio per dire: non più silenzio. Mi ha colpito come questo progetto crei comunità: non solo artisti che espongono, ma persone che partecipano, che diventano spettatori e spettatrici consapevoli.

Trieste, città di confine, di vento e miti incrociati: non poteva essere scenario più adatto. Nel contesto di uno spazio espositivo che accoglie, traspare il contrasto fra la delicatezza del gesto artistico e la forza del messaggio. Le opere non sono comodamente decorative: chiedono attenzione, invitano a domandarsi, attirano l’attenzione.

Questo evento, più di ogni altro, ha attirato in particolar modo la mia di attenzione.

Appena ho avuto la possibilità di partecipare come artista mi ci sono lanciata dentro. Avevo decine di quadri da poter esporre per questa occasione, ma uno in particolare sarebbe stato perfetto: “Insicurezze”.

Eccolo, il colpo di fulmine.

Ho scelto “Insicurezze” perché era perfetta per il tema: una tela che parla del sentirsi fragili, esposti, ma ancora vivi; la vulnerabilità che diventa forza.

Nel contesto di Oltre il Silenzio, quella figura femminile non è solo un ritratto: è un simbolo di tutte le donne che convivono con le proprie ferite e scelgono di mostrarle invece di nasconderle.

Una tela che urla, è così che l’ho percepita dall’esatto momento in cui l’ho terminata.

Ho amato quest’opera dal primo istante, l’ho sentita mia più di ogni altra. Ho pianto e ho sofferto dalla prima all’ultima pennellata che la compone.

Insicurezze” è il ritratto di ogni donna: oppresso dalle critiche, dai giudizi, dal turbinio di insulti e violenze quotidiane, che continua a lottare anche solo esistendo.

Ho sempre avuto difficoltà ad esprimere le mie emozioni e così ho imparato a trasformarle in immagini: con le mie tele cerco di lasciare una traccia visiva di ciò che sento, e questa mostra mi ricorda che l’arte è anche responsabilità.

Nella mia storia artistica questa iniziativa si colloca in quel punto in cui estetica e impegno si intrecciano, dandomi la possibilità di essere portavoce e al contempo soggetto.

“Insicurezze”

Questo quadro nasce dal bisogno di “tirare fuori” una sofferenza repressa da tempo.

C’è stato un momento in cui mi sono percepita schiacciata: dai giudizi, dalle aspettative, dalla quotidianità; sentivo la necessità di urlare a squarciagola, con tutta la forza che avevo.

Ma non ne avevo il coraggio, non ne avevo le forze.

Così ho preso tela e vernici, mi sono seduta sul pavimento, e ad occhi chiusi è emersa una figura rannicchiata su se stessa; sembrava impaurita, dolorante e stanca, ma non era questo quello che sentivo di voler trasmettere, non quello che volevo esprimere.

I colori per me sono sempre la svolta, e così, grazie ai contrasti e alle diverse pennellate è nata una donna formata da ferite, bruciature e ustione. Una donna che resta.

Mentre tutto attorno si muove in un turbinio, lei si ferma per potersi percepire, per accettarsi.

Tutti gli artisti e le artiste che hanno partecipato a questa mostra collettiva hanno portato qualcosa di stupendo ed è stato rincuorante vedere quante persona hanno partecipato, sia in veste di artisti sia di spettatori. Vedere con i miei occhi l’afflusso di gente che c’è stato mi ha fatto credere che ci sia qualcosa di salvabile, qualcosa di bello nella nostra umanità.

Ho avuto l’occasione di partecipare ma sopratutto di conoscere anime affini, artisti potenti e donne coraggiose e per questo sono infinitamente grata.

“Oltre il Silenzio” non è solo una mostra: è un richiamo.

Non restare spettatore passivo.

Se puoi, condividi l’iniziativa; se puoi, visita; se puoi, sostieni.

L’arte può essere strumento di cambiamento.

Fiorella Valeria Paolini

Sono Fiorella Valeria Paolini, artista e designer.

La mia ricerca nasce dall’esigenza di esprimere emozioni attraverso il colore e di progettare esperienze che mettano al centro le persone. Nell’arte cerco libertà e comunità, nel design un linguaggio capace di unire: marketing e UX/UI diventano strumenti per creare connessioni inclusive, accessibili e significative.

Ogni progetto, sia esso un quadro o un’interfaccia, porta con sé la stessa intenzione: rendere l’esperienza umana più aperta, condivisa e autentica.

https://fvpartdesign.com
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