Caldi Colori D’Autunno
Le mostre collettive non si fermano mai!
Altro giro, altra mostra.
Forse non diceva proprio questo il detto, ma per l’occasione calza alla perfezione.
Tredici artisti e un’unica location. Alcuni volti mi erano ormai già familiari, altri ho avuto modo di conoscerli per la prima volta.
Portare i miei quadri alle esposizioni è sempre emozionante. Toglierli dalle pareti di casa, incartarli e poi portarli in giro per la città, mi lascia sempre sensazioni contrastanti: da un lato non vedo l’ora di renderli visibili ma dall’altro non vorrei staccarmi da loro.
In questo caso devo dire però che è stato incantevole.
Inavvertitamene la mia tela aveva gli stassi colori della parete su cui è stato esposto e vederlo lì, così, davanti al mondo nella sua interezza e coi i suoi colori sicuri mi ha lasciata sbalordita.
Durante la serata inaugurale della mostra ho avuto modo di raccontare brevemente il senso del mio quadro. Nessun preavviso, nessun sospetto. La curatrice ha deciso di far parlare ognuno degli artisti e di dare loro modo di spiegare le opere esposte.
Pochi secondi non bastano per descrivere un’opera e vi assicuro che per raccontare pienamente il senso de “L’Arena”, il quadro che ho scelto di portare, avrei potuto occupare intere ore.
“L’Arena” mi ha accompagnata in un periodo di cambiamento forzato, mi ha strappato la pelle e le lacrime di dosso. Ha aperto una voragine dentro di me ma l’ha anche ricucita.
Per prendere parte alla mostra era richiesto un richiamo all’autunno, il tema infatti era Caldi Colori d’Autunno.
Nessuno dei miei quadri rispettava la richiesta ma erano giorni particolarmente creativi per me e quindi ho deciso di creare una tela dal nulla, con l’intento di adattarla a tale richiesta.
“L’Arena”
Solitamente parto dal concetto che voglio trasmettere, questa volta l’opposto: sapevo solo con che colori avrei lavorato ma non conoscevo ciò che avrei ideato in seguito.
Il progetto si è sviluppato da solo, a insaputa della mia razionalità: mi sentivo a pezzi, al buio e dolorante. Sapevo che solo da sola avrei potuto ricompormi e dovevo trovare la farza necessaria per farlo, e così mi sono ritrovata da sola, con me stessa, messa all’angolo: una parte carica, pronta all’azione; l’altra, stanca e disperata, e così “le due metà della mela” si sono guardate a lungo l’un l’altra e per guarire hanno dovuto collaborare.
Così come l’autunno porta la natura a spogliarsi ma non a morire, si prepara, cambia pelle, accetta il passaggio; anche io dovevo accettare il cambiamemto. L’Arena, con la sua forza interiore, rappresenta quel momento di sfida e rinascita: la donna che affronta il proprio conflitto interiore come in un’arena, lasciando andare ciò che non serve più; i toni caldi non solo cromatici, ma emotivi: evocano la lotta e insieme la maturità di chi trova luce dentro la propria vulnerabilità.

